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Tendenze e nuovi scenari per il giornalismo – Convegno

Copertina evento "Tendenze e nuovi scenari per il giornalismo"

Dopo mesi di ricerca e lavoro, il 4 aprile 2023, è stato presentato nella sede del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei giornalisti a Roma il primo Report dell’Osservatorio sul giornalismo digitale dell’Ordine.

Scopo dell’Osservatorio è quello di fornire strumenti per una professione che necessita di costante aggiornamento con l’acquisizione di nuove competenze e professionalità.

Il Report, patrocinato da AGCOM e Fondazione Murialdi, intitolato: “Tendenze e nuovi scenari per il giornalismo” intende rappresentare l’ambito attuale del mondo del giornalismo e dell’informazione con l’obiettivo di indicare percorsi e tendenze che a livello globale si riverberano nell’ecosistema informativo nazionale e locale.

Il coordinatore del progetto, nonché organizzatore dell’evento, Antonio Rossano, presidente di Media Studies, ha introdotto il dibattito presentando i relatori, Carlo Bartoli presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Guido Scorza avvocato e membro del Collegio del Garante della Privacy, Elisa Giomi Commissaria AGCOM, Alessia Pizzi, giornalista, esperta di marketing e SEO, Lelio Simi giornalista e Davide Bennato professore di sociologia all’ Università di Catania.

Antonio Rossano, in seguito, è entrato nel merito della questione illustrando i tre aspetti fondamentali del report: il ruolo sempre più rilevante dei dati e degli algoritmi fino all’uso degli strumenti dell’Intelligenza Artificiale nelle redazioni, Il pluralismo informativo e la fiducia dei lettori in un ecosistema informativo sempre più complesso, Il valore economico dell’industria dell’informazione e le prospettive per la professione.

Carlo Bartoli ha evidenziato come il giornalismo stia evolvendo e continuerà a mutare anche in forme che oggi non riusciamo sicuramente a prevedere. «La rete offre grandi opportunità a tutti» afferma il presidente, ma non bisogna sottovalutare gli effetti distorsivi che avvengono sui social media. «Tutto quello che elaboriamo vive in un tempo indefinito e può essere fruito in contesti, situazioni e tempi diversi» proprio per questo, secondo Bartoli, il giornalista di oggi deve avere un’attenzione sempre maggiore per le fonti, il linguaggio da utilizzare e l’accuratezza della narrazione in quanto nell’era moderna, più che mai, errori potrebbero comportare gravi danni. Con l’avvento dei nuovi strumenti è quindi necessario portare i temi della rivoluzione digitale al centro dell’attenzione del giornalismo digitale, perché ancora nulla risulta scontato.

Riprendendo il discorso del presidente Bartoli, l’Avv. Guido Scorza inizia il suo intervento introducendo un argomento piuttosto spinoso in ambito giornalistico: il diritto all’oblio. Spiega quanto una notizia passata, ma indelebile sul web, possa ledere per sempre l’immagine di una persona, evidenziando come; tuttavia, non esista un conflitto tra diritti ed ogni caso vada affrontato singolarmente. Inevitabile la domanda del coordinatore Rossano sulla questione ChatGpt, visto l’acceso dibattito avvenuto in quei giorni, che vedeva protagonista proprio Scorza. L’avvocato rispondendo al quesito ha quindi esposto le sue perplessità verso il sistema di IA, ChatGpt, servizio utilizzato da 250 milioni di persone nel mondo, da lui considerato «un’aspirapolvere di dati personali a cui si racconta sin troppo». L’avvocato spiega ché c’è un algoritmo addestrato a pescare a strascico da internet, una serie di fonti ignote delle quali non si ha un’ufficialità. Noi con i nostri dati permettiamo a ChatGpt di arricchirsi e dare risposte sempre più specifiche, ma come Garante della privacy Scorza si chiede: «perché non siamo stati informati e a nessuno è stato chiesto se si volesse contribuire o no? è stato necessario bloccare il sistema per capirne di più il funzionamento ed ottenere una maggiore trasparenza in riguardo dei nostri dati personali».

La Commissaria AGCOM Elisa Giomi pone il focus sulla questione del pluralismo dei media analizzando sociologicamente gli aspetti concettuali e quelli normativi. La domanda che si pone la Giomi è «il pluralismo informativo è davvero un sistema i cui confini possono essere banalmente definiti da elementi quantitativi relativi al controllo delle infrastrutture dei media? » in realtà le concentrazioni da sole sono un indicatore povero dello stato del pluralismo informativo perché il pluralismo non dovrebbe essere considerato come pluralità degli operatori di mercato, ma come pluralità di voci rappresentate in ciascun media e anche come pluralità di tipo ideologico. Per quanto riguarda l’ambito normativo la Commissaria afferma che oggi abbiamo delle proposte legislative molto avanzate che hanno recepito questa visione, modifiche che aprono la strada a una difesa del pluralismo vero è proprio.

Nel suo secondo intervento Antonio Rossano sposta l’attenzione su uno dei temi più attuali degli ultimi tempi e centrale nel report, l’Intelligenza artificiale e l’impatto dirompente nel mondo del lavoro e nello specifico del giornalismo.

In relazione a questo tema interviene la Giornalista esperta di marketing e SEO Alessia Pizzi che risponde ad una delle domande più frequente nel mondo del giornalismo e non solo: «l’IA sta rubando il lavoro ai giornalisti? » spiega che attualmente L’IA nelle redazioni viene utilizzata principalmente per velocizzare i flussi automatizzando le operatività come trascrizione o traduzioni e per creare contenuti data-driven senza abbandonare i giornalisti tra le “scartoffie”, inoltre permette di personalizzare l’esperienza dell’utente favorendone l’affiliazione. La Pizzi è fermamente convinta che l’unico lavoro che le macchine possono togliere ai giornalisti è «quello che non voglio fare» quello compilativo e ripetitivo, e non «quello che sanno fare meglio», quello di analisi e di creazione. E poi continua: «Le macchine non scrivono articoli di qualità in autonomia, e quando ci provano sbagliano, Il prezioso contributo dei giornalisti è tuttora insostituibile».

Lelio Simi interviene spiegando in modo semplice e chiaro i dati dell’industria dell’informazione pubblicati nel report dai quali emerge la necessità di spostare la valutazione degli assetti industriali editoriali da logiche di tipo quantitativo a sistemi e metriche che siano in grado di rappresentare i contesti e le dinamiche che attengono quei dati, quindi su un piano qualitativo. Operazione sicuramente non semplice, ma necessaria. Simi ritiene che la questione principale stia nel fatto che è cambiato il prodotto al centro di questa industria, il giornale da “monoblocco” è diventato molte più “cose” e questo rende tutto estremamente complicato.

L’ultimo intervento è del sociologo Davide Bennato consulente scientifico del progetto, che ritorna sulla questione del pluralismo, evidenziando come il problema che va delineandosi non è tanto legato al pluralismo dell’informazione, ma a cosa serva un’informazione ricca e variegata quando viene percepita come essenzialmente priva di fiducia e non affidabile. Nella seconda parte del suo intervento ha illustrato la metodologia e i criteri seguiti per la realizzazione del report.