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Il calo della partecipazione: editori e giornalisti debbono riflettere

Grafico del Digital News Report sulla partecipazione dei lettori alle notizie

Come riporta NiemanLab, uno degli ulteriori interessanti aspetti che emergono dal Rapporto 2023 del Reuters Institute, (ne avevamo scritto un sommario qui), è il cambiamento del modo di fruire le notizie da parte dei lettori.

Se negli anni l’avvento dei media digitali ed in particolare dei social media ci ha portati a spostare l’attenzione dalla quantità di visite e di utenti a metriche semanticamente sostanzialmente diverse, quale il tempo di permanenza o misurazioni sull’ “engagement” come il numero dei commenti o delle reazioni sulle varie piattaforme, dal Rapporto del Reuters si riscontrano cali costanti nel tempo della condivisione attiva insieme a un aumento del consumo passivo.

La partecipazione in cifre

Il Report monitora da diversi anni come le persone condividono o partecipano alla copertura delle notizie durante una settimana media, suddividendo i lettori in tre gruppi principali:

      • partecipanti attivi, che pubblicano e commentano notizie;
      • partecipanti reattivi, che leggono, mettono like o condividono storie di notizie;
      • consumatori passivi, che utilizzano le notizie ma non partecipano ad esse.

Sempre il Report evidenzia che in media, in 46 mercati, meno di un quarto degli intervistati (22%) partecipano attivamente alle notizie, una diminuzione significativa di 11 punti percentuali rispetto al 2018. Nel frattempo, il numero crescente di utenti delle notizie partecipa in modo reattivo (31%, +6 punti dal 2018) e quasi la metà ora non partecipa affatto (47%, +5 punti). Queste tendenze sono particolarmente consistenti negli Stati Uniti, ad esempio, dove la proporzione di partecipanti attivi (24%) è scesa di 11 punti percentuali dal 2016 e i consumatori passivi costituiscono ora la maggioranza (51%) degli utenti delle notizie.

Nel frattempo, nonostante questi cali costanti di condivisione e commento, una nuova forma di partecipazione alle notizie è cresciuta nel tempo: La condivisione tramite app di messaggistica privata (dal 17% nel 2018 al 22% nel 2023). Questo fenomeno è particolarmente pronunciato nei mercati delle regioni in cui l’uso complessivo delle app di messaggistica privata è più elevato, come l’America Latina, il Sud-est asiatico e l’Europa meridionale, ma si riflette anche in una più ampia diffusione in tutti i mercati di piattaforme come WhatsApp (+9 punti dal 2018) o Telegram (+12 punti).

Cambia l'utilizzo delle piattaforme per le notizie

Questi dati sono coincidenti con le già consolidate evidenze di utilizzo delle piattaforme social soprattutto da parte dei giovani per la lettura delle notizie. Già lo scorso anno, l’ultimo rapporto del Pew research center evidenziava che solo un terzo degli adolescenti negli Stati Uniti usa il social di Mark Zuckerberg, dopo aver raggiunto la massima diffusione nel 2015, con il 71%, e aver subito un primo calo nel 2018, arrivando solo al 51%.

Le recenti norme tra cui la Direttiva europea sul copyright hanno contribuito a smorzare l’interesse delle piattaforme nei confronti delle notizie ed inoltre alcune fasce della popolazione evitano di condividere pubblicamente le notizie perché percepiscono i dibattiti online, o le notizie in generale, come tossici.

Grafico Pew Research Center su crescita utilizzo di Instagram e Snapchat per le notizie

 

I fruitori di notizie che affermano di avere esperienze negative nell’interagire online (21%) sono quasi quattro volte più propensi a non partecipare affatto alle notizie di coloro che affermano di avere esperienze positive (6%). Tali percezioni potrebbero peggiorare proprio perchè un gruppo relativamente più piccolo e meno rappresentativo di persone costituisce la maggior parte di ciò che vediamo come partecipazione attiva alle notizie.

Occorre riflettere

L’ultima considerazione che suggerisce l’articolo su Nieman Lab, da noi condivisa, è che questa mancanza di partecipazione non può non essere seguita da una riflessione approfondita da parte di giornalisti ed editori di ripensare al proprio ruolo di fronte a questo calo di interazione, sul proprio ruolo di filtri e di intermediari nella tutela dell’interesse dei lettori.