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Beatrice Guarrera

Giornalista a Gerusalemme dal 2016 nella comunicazione istituzionale di un’organizzazione religiosa e come collaboratrice esterna di diverse testate. Ha scritto di religioni, cultura e società in Israele e Palestina per Vatican News, Terrasanta, Mondo e Missione, Il Foglio, L’Osservatore Romano, Credere. Si interessa al dibattito sui cambiamenti del giornalismo fin dai tempi degli studi in Editoria e Scrittura presso l’Università Sapienza di Roma, dove si è laureata con una tesi dal titolo “Giornalismo e social media, trasformazioni in corso”.

Immagine in bianco e nero di giornalisti che fanno un'intervista

Giornalista corrispondente dall’estero: ha ancora un senso?

Globalizzazione, mondo interconnesso, “questione di click”: sono le parole chiave per un qualunque dibattito sul giornalismo di oggi. Da sempre il concetto di informazione è legato indissolubilmente alle tecnologie di cui possiamo disporre e sarebbe dunque ormai banale raccontare quanto veloci viaggino le notizie, grazie alla diffusione del web: è “questione di click”, appunto. Ma che succede se le notizie che vorremmo conoscere accadono in un paese diverso dal nostro? In passato non c’era altro modo di raccontare l’estero senza viaggiare, dettare pezzi al telefono, escogitare modi per far arrivare il proprio racconto dall’altra parte del mondo. Se oggi, invece, per reperire informazioni, basta accendere il computer, ha senso ancora la figura del corrispondente dall’estero?