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Anna Masera nel Comitato Scientifico di Media Studies

Anna Masera è garante dei lettori de La Stampa, l’unica in un giornale italiano, dove è caporedattrice, già web editor e social media editor.
Ha diretto il Master in Giornalismo all’Università di Torino dal 2016 al 2020 dopo essere stata nel 2014 e 2015 Capo dell’Ufficio Stampa e Responsabile della Comunicazione della Camera dei deputati per digitalizzarne la comunicazione.

I 10 obiettivi per lo sviluppo sostenibile

L’accesso all’informazione è inclusione

“Nessuno deve essere lasciato indietro” (“no one will be left behind”) è il motto dell’Agenda ONU 2030 (siglata nel 2015) per lo sviluppo sostenibile volto a garantire l’accesso in senso lato; garantire l’accesso all’informazione è esplicitato all’interno di uno dei 17 obiettivi dell’Agenda. Garantire l’accesso all’informazione è, inoltre, la missione principale delle biblioteche e della stampa, come affermato da Glória Pérez-Salmerón, Presidente della Federazione Internazionale delle Associazioni ed istituzioni Bibliotecarie:
“Il ruolo dell’informazione nelle nostre società non è mai stato così imponente. È un facilitatore, una materia prima, una fonte di innovazione e creatività. Dare a tutti l’accesso all’informazione significa assicurare che tutti abbiano l’opportunità di imparare, crescere e prendere decisioni migliori per se stessi e per chi li circonda”.

donna umana e donna robot

Coscienza e genere nel corpo elettrico

Il rapporto tra corpo e coscienza è al centro della rappresentazione dello scrittore, regista e sceneggiatore Alex Garland nel film Ex Machina (2015).
La ripresa di una narrativa fantascientifica attraverso la figura della fembot (robot dalle sembianze femminili), e la sua rivoluzione silenziosa ad opera di Garland, è uno strumento potente per andare ad avvalorare, quasi come la citazione d’un fan, la potenza culturale della stessa letteratura fantascientifica, navigando attraverso la genderizzazione “queer” di quei corpi elettrici.

Fake News, disinformazione e prospettive giuridiche

Globalizzazione, mondo interconnesso, “questione di click”: sono le parole chiave per un qualunque dibattito sul giornalismo di oggi. Da sempre il concetto di informazione è legato indissolubilmente alle tecnologie di cui possiamo disporre e sarebbe dunque ormai banale raccontare quanto veloci viaggino le notizie, grazie alla diffusione del web: è “questione di click”, appunto. Ma che succede se le notizie che vorremmo conoscere accadono in un paese diverso dal nostro? In passato non c’era altro modo di raccontare l’estero senza viaggiare, dettare pezzi al telefono, escogitare modi per far arrivare il proprio racconto dall’altra parte del mondo. Se oggi, invece, per reperire informazioni, basta accendere il computer, ha senso ancora la figura del corrispondente dall’estero?

Alberto Abruzzese

Alberto Abruzzese: “la tecnologia è la realtà aumentata in cui e con cui il sé si esprime”

Per Alberto Abruzzese, uno dei massimi esperti italiani della sociologia dei media e della comunicazione, scrittore e saggista, la tecnologia va vista “non come una potenza esterna al sé (persona, soggetto, genere umano, società ecc) ma la realtà aumentata in cui e con cui il sé si esprime (esce fuori).”

L’intervista nasce dall’osservazione del rapporto intenso, personale e costante di Abruzzese con le piattaforme della rete che quotidianamente interpreta ed interroga, lanciando provocazioni, messaggi che vengono affidati alla decodifica dei singoli, con la curiosità dell’esploratore e la profondità della competenza.

Copertina Digital news report 2021

Dove va l’informazione: il Digital News Report 2021

Uno sguardo attento ai paesi del Sud del mondo tra i 46 esaminati che costituiscono oltre metà della popolazione globale e la necessità di comprendere se (ed eventualmente in che modo) la pandemia ha influito sul giornalismo, sul consumo di notizie e sulle previsioni elaborate nelle precedenti edizioni del rapporto. Questi gli obiettivi della decima edizione del Digital News Report (2021), elaborato dal Reuters Institute for the Study of Journalism, che il suo direttore, Rasmus Nielsen, annuncia nella prefazione al documento.

Immagine in bianco e nero di giornalisti che fanno un'intervista

Giornalista corrispondente dall’estero: ha ancora un senso?

Globalizzazione, mondo interconnesso, “questione di click”: sono le parole chiave per un qualunque dibattito sul giornalismo di oggi. Da sempre il concetto di informazione è legato indissolubilmente alle tecnologie di cui possiamo disporre e sarebbe dunque ormai banale raccontare quanto veloci viaggino le notizie, grazie alla diffusione del web: è “questione di click”, appunto. Ma che succede se le notizie che vorremmo conoscere accadono in un paese diverso dal nostro? In passato non c’era altro modo di raccontare l’estero senza viaggiare, dettare pezzi al telefono, escogitare modi per far arrivare il proprio racconto dall’altra parte del mondo. Se oggi, invece, per reperire informazioni, basta accendere il computer, ha senso ancora la figura del corrispondente dall’estero?

Fiori tra la neve

Ri-Partiamo

Sorvolare con passaggio radente il mondo dei media senza mai perdere d’occhio l’orizzonte è un esercizio ambizioso, certamente utile, complesso almeno quanto la stessa complessità che si propone di risolvere.

Media Studies è nata per riuscire in questo intento, finalizzandolo al confronto, all’analisi e alla successiva divulgazione. Attraversiamo una fase storica in cui le tecnologie di comunicazione evolvono con rapidità tale da riverberarsi come onde d’urto nel sociale. Un divenire spesso così veloce da far sì che la diffusione della notizia sopravanzi quella della conoscenza, che va nel frattempo a conquistare un valore fondamentale, probabilmente mai prima così rilevante.

Grafico distribuzione dei quotidiani 2020

Il lento spegnersi dei giornali

Da tempo immemore ormai, i giornali sono in profonda crisi.

Per dare solo un’idea della dimensione attuale di questa situazione, basti pensare che in Italia, dal 2016 ad oggi, le copie cartacee dei quotidiani vendute sono diminuite di quasi 1 milione di unità (che sui 2,4 milioni del 2016 è il –44%) e, paradossalmente, anche la vendita di quelle digitali è diminuita notevolmente, passando da 217mila a poco più di 156mila (-28%).

La letteratura sulla materia è ormai enciclopedica, le analisi più o meno scientifiche, accademiche e consulenziali, che tentano di inquadrare la situazione, sono migliaia.

Eppure, nonostante questa enorme e profonda presunta conoscenza del problema, il problema, con la dinamica di un tumore metastatico, continua a crescere, a divorare e distruggere grandi porzioni di quello che potremmo immaginare come un organismo vivente malato, il “corpo dell’informazione”.