Vai al contenuto

Blog

La centralità della comunicazione e la metamorfosi delle classi politiche

La crescente importanza della comunicazione politica è un fenomeno che appare evidente anche ad un osservatore superficiale delle vicende pubbliche. La contesa tra le varie forze politiche, infatti, è costantemente accompagnata dalla registrazione dei consensi che ogni formazione politica riscuote. In questo modo il dibattito sui temi di attualità va di pari passo con le quotazioni in salita o in discesa nella informale borsa dei consensi che ciascun leader o ciascun partito riscuote.

Così, molte delle prese di posizione o delle iniziative delle varie forze politiche sono espresse o intraprese non perché coerenti a un determinato patrimonio ideale ma perché motivate dal loro prevedibile effetto sulle rilevazioni demoscopiche. Se questi sviluppi risultano chiari anche a chi non presta molta attenzione alle vicende politiche, per meglio comprenderli può risultare utile collocarli in una dimensione cronologica più ampia. 

In altri termini, per capire gli sviluppi recenti occorre rifare, sia pure brevemente, la storia di questa evoluzione. Una evoluzione che è legata ai modi in cui si articola e si sviluppa la partecipazione politica.

RayBan Stories. Perché avranno successo e perché servono i neurodiritti

I RayBan Stories, frutto della collaborazione di Facebook con Luxottica, saranno un successo perché seducono la nostra mente. Una foggia storica, vincente da decenni, icona nelle nostre menti dell’occhiale da sole per eccellenza. Quando dobbiamo disegnare o pensare all’occhiale da sole arriva subito l’immagine dei RayBan. Tanto basterà, per spianare la strada alla tecnologia e ai secondary uses sui metadati prodotti dall’occhiale già re degli intelligence wereables.
La privacy dei terzi? Esiste il vademecum fornito ad ogni acquirente sul corretto trattamento dei dati: non videoregistrare o fotografare negli ambulatori medici o in fila di fronte a un bancomat o nei luoghi di culto; evitare di condividere le immagini degli altri senza autorizzazione sulla app social abbinata agli occhiali Facebook View. Tutto in regola.
Tutto in regola per il primo utilizzo dei dati ma per il secondo utilizzo o secondary use? Cosa farà Facebook con i metadati liberati dall’attività dell’utilizzatore degli occhiali?

Accesso aperto all’informazione, fruibilità e comprensione: tre livelli per lo sviluppo della società

Alcuni membri della società civile, nonché alcuni ricercatori, confondono la possibilità di accesso alle pubblicazioni scientifiche con la fruibilità delle stesse e la conseguente possibilità di un “fraintendimento” dei non “addetti ai lavori”.

I piani sono, tuttavia, diversi, perché un conto è la possibilità di accesso, un altro la fruibilità e un altro ancora la comprensione.

La “possibilità di accesso” va intesa come tale: la disponibilità di consultazione di una pubblicazione.

La fruibilità riguarda, invece, quanto si riesce a utilizzare di quell’accesso e quanta gente riesce a raggiungere; diciamo che attiene alla possibilità di utilizzo dell’accesso.

La comprensione riguarda quanto riusciamo a cogliere e contenere delle informazioni messe a disposizione grazie alla possibilità di accesso e alla fruibilità che ci sono state offerte.

Compresi e separati i tre piani elencati (possibilità di accesso, fruibilità e comprensione), la possibilità di accesso è e deve essere la nuova normalità perché, come ribadito anche dall’Agenda ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile, “nessuno deve essere lasciato indietro” (e questo motto riguarda soprattutto la possibilità di accesso); approfondimenti, a tal riguardo, nel precedente articolo “L’accesso all’informazione è inclusione”.

Tutto sotto controllo. La (iper)complessità tra realtà e rappresentazione

Non è mai operazione semplice (sic), per tante ragioni e ordini di motivi, scrivere/parlare/dibattere di complessità, di sistemi complessi, di pensiero complesso – tentando di coniugare, e far coesistere, rigore metodologico e obiettivi di divulgazione -, ma proverò a farlo senza avere alcuna pretesa di completezza e/o esaustività che, peraltro, si rivelerebbe, oltre che presuntuosa e inconcludente, anche piuttosto incoerente rispetto alla natura stessa dell’“oggetto” indagato (multidimensionale, ambivalente, non completamente “osservabile”- per non parlare dei cd “livelli” – termine non perfettamente adeguato – di complessità linguistica, descrittiva, comunicativa, computazionale); per non parlare del pensiero, dell’approccio, del metodo, dell’epistemologia/delle epistemologie che questo concetto richiama e intercetta.

Anna Masera nel Comitato Scientifico di Media Studies

Anna Masera è garante dei lettori de La Stampa, l’unica in un giornale italiano, dove è caporedattrice, già web editor e social media editor.
Ha diretto il Master in Giornalismo all’Università di Torino dal 2016 al 2020 dopo essere stata nel 2014 e 2015 Capo dell’Ufficio Stampa e Responsabile della Comunicazione della Camera dei deputati per digitalizzarne la comunicazione.

L’accesso all’informazione è inclusione

“Nessuno deve essere lasciato indietro” (“no one will be left behind”) è il motto dell’Agenda ONU 2030 (siglata nel 2015) per lo sviluppo sostenibile volto a garantire l’accesso in senso lato; garantire l’accesso all’informazione è esplicitato all’interno di uno dei 17 obiettivi dell’Agenda. Garantire l’accesso all’informazione è, inoltre, la missione principale delle biblioteche e della stampa, come affermato da Glória Pérez-Salmerón, Presidente della Federazione Internazionale delle Associazioni ed istituzioni Bibliotecarie:
“Il ruolo dell’informazione nelle nostre società non è mai stato così imponente. È un facilitatore, una materia prima, una fonte di innovazione e creatività. Dare a tutti l’accesso all’informazione significa assicurare che tutti abbiano l’opportunità di imparare, crescere e prendere decisioni migliori per se stessi e per chi li circonda”.

Coscienza e genere nel corpo elettrico

Il rapporto tra corpo e coscienza è al centro della rappresentazione dello scrittore, regista e sceneggiatore Alex Garland nel film Ex Machina (2015).
La ripresa di una narrativa fantascientifica attraverso la figura della fembot (robot dalle sembianze femminili), e la sua rivoluzione silenziosa ad opera di Garland, è uno strumento potente per andare ad avvalorare, quasi come la citazione d’un fan, la potenza culturale della stessa letteratura fantascientifica, navigando attraverso la genderizzazione “queer” di quei corpi elettrici.

Fake News, disinformazione e prospettive giuridiche

Globalizzazione, mondo interconnesso, “questione di click”: sono le parole chiave per un qualunque dibattito sul giornalismo di oggi. Da sempre il concetto di informazione è legato indissolubilmente alle tecnologie di cui possiamo disporre e sarebbe dunque ormai banale raccontare quanto veloci viaggino le notizie, grazie alla diffusione del web: è “questione di click”, appunto. Ma che succede se le notizie che vorremmo conoscere accadono in un paese diverso dal nostro? In passato non c’era altro modo di raccontare l’estero senza viaggiare, dettare pezzi al telefono, escogitare modi per far arrivare il proprio racconto dall’altra parte del mondo. Se oggi, invece, per reperire informazioni, basta accendere il computer, ha senso ancora la figura del corrispondente dall’estero?

Alberto Abruzzese: “la tecnologia è la realtà aumentata in cui e con cui il sé si esprime”

Per Alberto Abruzzese, uno dei massimi esperti italiani della sociologia dei media e della comunicazione, scrittore e saggista, la tecnologia va vista “non come una potenza esterna al sé (persona, soggetto, genere umano, società ecc) ma la realtà aumentata in cui e con cui il sé si esprime (esce fuori).”

L’intervista nasce dall’osservazione del rapporto intenso, personale e costante di Abruzzese con le piattaforme della rete che quotidianamente interpreta ed interroga, lanciando provocazioni, messaggi che vengono affidati alla decodifica dei singoli, con la curiosità dell’esploratore e la profondità della competenza.

Dove va l’informazione: il Digital News Report 2021

Uno sguardo attento ai paesi del Sud del mondo tra i 46 esaminati che costituiscono oltre metà della popolazione globale e la necessità di comprendere se (ed eventualmente in che modo) la pandemia ha influito sul giornalismo, sul consumo di notizie e sulle previsioni elaborate nelle precedenti edizioni del rapporto. Questi gli obiettivi della decima edizione del Digital News Report (2021), elaborato dal Reuters Institute for the Study of Journalism, che il suo direttore, Rasmus Nielsen, annuncia nella prefazione al documento.